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Vajont: commemorazione del disastro

lun 09 ott 23

Il 9 ottobre del 1963 alle ore 22,30, la diga vomitò su Longarone, dilavando anche Erto e Casso e le loro frazioni, 50 milioni di metri cubi d’acqua, uno tsunami di 260 metri che spense la vita di 1.910 persone – 487 con meno di 15 anni – e con esse un’identità sociale mai più ritrovata.

Molte sono le tombe senza salma nel cimitero di Longarone, dedicato alle vittime di quella immane tragedia.

 Il bacino alpino idrografico ricavato alle pendici del monte Toc, doveva contenere una diga che sovrastava, e ancora sovrasta, il Comune di Longarone, in un territorio orografico molto particolare che sottostà a leggi ed equilibri naturali conosciuti e rispettati dalle popolazioni locali fin dai tempi antichi.

 

 Voglio concludere con un testo letto ai giovani studenti durante la giornata del Veneto Legge:

 “Le nuvole si sfilacciarono, si sfrangiarono; il cielo veneto, così bello e luminoso nella realtà come nella pittura di tre secoli, dal Giambellino al Guardi, tornò a risplendere del suo azzurro; il grande fiume, che un’ora prima era sembrato così cupo, scintillò al sole in una miriade di luci e di riflessi mentre dalla parte di Belluno, tra le montagne, s’alzava l’arcobaleno. Il Piave, all’epoca della nostra storia, era il fiume che porta ancor oggi questo nome ed era anche l’altro fiume, quello sotterraneo delle condotte forzate <Piave Boite Maè Vajont> che alimentano le centrali elettriche in pianura: soltanto la somma di questi due fiumi, nel presente, potrebbe ridarci il Piave d’un tempo, che ogni anno trascinava a valle il legname delle foreste del Cadore e che Mattio e Angelo vedevano dalla loro zattera, in quel giorno d’aprile del 1784. Spinto da un flusso sempre più lento e possente, il convoglio arrivò in pianura e vi sostò per la notte, altre due volte: a Falzè e a Ponte di Piave. Fortunatamente per i nostri viaggiatori, però, quei pernottamenti non ebbero storia: i passeggeri della <rapida> dormirono nelle baracche a loro destinate, da null’altro infastiditi che dal frastuono di quelli tra loro che russavano, e dal lavorio silenzioso di certe bestioline, che se ne stavano acquattate nella paglia e attendevano ogni notte i nuovi arrivati… A Ponte di Piave ...”

 



news pubblicata il lun 09 ott 23