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Interventi per superare l'emergenza Piave

Presso la Provincia di Treviso il 19/01/2011 è stata presentata ai Comuni rivieraschi del Piave delle Provincie di Treviso e Venezia la bozza del Piano delle azioni e degli interventi per mitigare il rischio idraulico e geologico, elaborata dall'Autorità di Bacino.
L'ing. Mariano Carraro, vice-commissario per l'emergenza fiumi, ha introdotto la bozza di Piano sulla quale i Comuni sono tenuti a fare osservazioni. Ha fatto presente che siamo all'inizio del percorso per approvare un Piano che comporti la riduzione del rischio piene.
Il Piano, per essere complettamente realizzato, prevede un costo economico pari a 2,5 miliardi di Euro.
L'ing. Casarin, segretario dell'Autorità di Bacino, richiama le fonti del Piano, costituite da:
Piano stralcio per sicurezza idraulica approvato nel 2009;
PAI, non ancora approvato, che ha subito ben due proroghe;
Schede predisposte a metà dicembre a seguito di segnalazioni mirate sugli interventi locali.
Il Piano non ancora definito, elaborato molto in fretta, richiede una lettura attenta, contiene una relazione corposa, tabelle per bacino con gli importi di spesa stimati suddivisi sulla base di somme urgenze per pagare lavori già eseguiti (40 milioni di Euro), interventi indifferibili (per esempio ricostruzione di argini dal costo di 70 milioni di Euro), interventi urgenti e accessori.
L'attuazione di questi interventi ripristina lo stato precedente all'evento.
La Provincia di Treviso presenta nel Piano un impegno di spesa pari a 178 milioni di Euro.
L'ing. Baruffi, insieme ad altri tecnici, ricostruisce in modo sintetico gli eventi accaduti lungo il Piave e il Livenza. In base a simulazioni, il tempo di ritorno dell'evento del Piave è calcolato in 10 anni, mentre quello del Livenza in 15 anni. Viene fatto anche il punto sul ruolo svolto dai serbatoi montani per il bacino del Livenza, ritenendo che l'evento del Piave sia stato contenuto.
E' stato presentato anche il quadro degli eventi franosi che hanno colpito diversi comuni della Pedemontana.
Il sindaco di Motta di Livenza ha posto il problema di un coordinamento con la Regione del Friuli Venezia Giulia, la cui assenza in occasione dell'evento calamitoso ha comportato un grave pericolo incombente sulle comunità di Motta e Meduna.
Il vice-sindaco De Bianchi Luciano, a nome dell'Amministrazione Comunale, si è impegnato ad un esame attento del Piano, appena sarà comunicato via e-mail, per poter esprimere eventuali osservazioni.
Ha posto inoltre tre questioni:
1)Quale è stata la funzione svolta dai serbatoi lungo l'asta del Piave durante l'evento?
2)Una definizione delle cause che hanno comportato allagamenti in area extra-golenale, che nel 2002 non sono avvenuti nonostante la portata di Busche sia stata superiore di 500 mc/sec rispetto all'evento alluvionale del novembre 2010.
3)Le cause dell'evento di morbida avvenuto il 24/12/2010.
Il prof. Luigi D'Alpaos, sulla gestione dei serbatoi, ha sottolineato con forza l'esigenza di un controllo indipendente dal gestore, per cui i Comuni e i cittadini hanno diritto di conoscere il livello dell'invaso in tempo reale. Ha inoltre fatto presente l'esigenza inderogabile che la gestione dei sistemi sia in mano ai soggetti che subiscono i danni, revisionando i disciplinari di regolazione dei serbatoi montani.
L'incontro si è concluso con l'impegno dell'ing. Carraro di tenere aperto il confronto sulle azioni e sugli interventi da realizzare nella consapevolezza che le risorse a disposizione sono ben lontane dal soddisfare il fabbisogno pari a 2,5 miliardi di Euro.

Dalla Residenza Municipale, 20/01/2011