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Anche per il Piave finanza di Progetto? Non mi pare sia il caso...

Intervento del Sindaco in merito alla questione delle escavazioni sull'alveo del Piave

  Non è poi così semplice stabilire ove stiano il torto e la ragione nel riesplodere prepotente della questione delle nuove escavazioni sull’alveo del Medio Corso del fiume Piave: se dalla parte, cioè, dei cavatori che offrono gratuitamente il loro lavoro al Genio Civile (e, quindi, alla Regione) o dalla parte delle Amministrazioni rivierasche che stanno fermamente apprestandosi a prendere posizione contro tali escavazioni.

Due sono i corni del problema:  le opere sarebbero progettate nel dichiarato intento dei proponenti di garantire la regimazione idraulica in sicurezza del Piave; le opere (in parte già oggettivamente eseguite) non risponderebbero alle effettive esigenze del territorio – parere quest’ultimo, sostenuto all’unisono dalle quattro Amministrazioni comunali coinvolte dal progetto, ossia San Biagio di Callalta, Breda di Piave, Ponte di Piave e – in minore misura – Maserada sul Piave.

By-passando per un momento le argomentazioni di materia tecnico-scientifica che supportano le tesi degli uni e degli altri, mi pare opportuna una riflessione a carattere metodologico attinente alla procedura cosiddetta di finanza di progetto tramite cui si è deciso di realizzare l’intervento.

In sintesi, la Regione ha invitato il privato a redigere un progetto, realizzarlo scavando ghiaia ed a utilizzare questa ghiaia come corrispettivo per l’esecuzione dell’opera. Quindi a costo zero!

Non sempre l’iniziativa del promotore (nel caso di specie l’estrattore di ghiaia), segue la programmazione regionale, può anche anticiparla se è vero come è vero che l’iniziale progetto del 2005 lasciato languire nei cassetti è stato riaggiornato – su direttiva regionale – ben tre anni più tardi e cioè oggi!!!

Mi chiedo, pertanto: dove sta l’idea, la progettazione, l’effettiva valenza idraulica del cosiddetto “progetto di riordino idraulico” se un privato può fare un progetto, lasciarlo in stand-by anche per un paio d’anni, poi rispolverarlo ed aggiornarlo solo perché la Regione si è “risvegliata”?

Insomma: non dovrebbe essere il promotore privato a dettare i tempi dell’urgenza di un’operazione così delicata come quella della regimazione idraulica del Piave. Quindi, la finanza di progetto forse non rappresenta la modalità più adeguata per intervenire su un corpo così vitale come il Piave che da anni ci insegna quanto sia complicato da imbrigliare.

Potrebbe funzionare in altri ambiti: strade, scuole, edifici pubblici; per il Piave meglio lasciar perdere…

Capisco che manchino oggi i finanziamenti a vari livelli – a partire dal mio – quello comunale.

Ma in tema di assetto idraulico ed idrogeologico, la Regione farebbe bene a riprendere autorevolmente il boccino e a dettare autonomamente in maniera più scientifica e dettagliata tempi rigidi e criteri aggiornati di approccio alle croniche problematiche che il fiume sta subendo a causa – oltretutto è bene non dimenticarlo mai – di un continuo ristagno della pianificazione di bacino!