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martedì 25 aprile 2006 - 61° Anniversario della liberazione

E' con onore ed orgoglio che il Comune di Ponte di Piave ospita i Comuni del Comprensorio Opitergino per la celebrazione dell'Anniversario del 25 aprile.

1945 - 2006 - sono passati 61 anni da quella immane tragedia che fu la Seconda Guerra Mondiale. Il dovere che noi oggi compiamo è quello di esercitare la memoria perché fatti simili non abbiamo più a ripetersi e perché i percorsi di riconciliazione intrapresi non vengano interrotti.

La Seconda Guerra Mondiale ha inizio alle ore 4.45 del 1° settembre 1939 con l'invasione nazista della Polonia, ma affonda le sue vere radici nei problemi politici e sociali irrisolti del primo conflitto mondiale, problemi che hanno fomentato il risentimento tra i popoli, humus essenziale per consentire lo sviluppo di nazionalismi esasperati fondati prima sulla demagogia e poi sulla dittatura.

Con insipienza politica e con cinico opportunismo - la spartizione del bottino di una "guerra lampo" - il 10 giugno 1940 anche l'Italia entra nel conflitto.

A partire dal 1943 (il 25 luglio e l'8 settembre) emerge sempre con maggior chiarezza anche a molti italiani che avevano sostenuto il regime fascista, la proporzione della tragedia che si sta consumando in Italia, in Europa e nel mondo.

L'Italia è spaccata in due: da una parte il SUD liberato dalle forze Alleate anglo-americane con un governo libero e legittimo, dall'altra IL NORD occupato dai nazisti che sostengono il governo fantoccio della repubblica sociale di Salò.

Così alla tragedia si aggiungeva la sofferenza della divisione e poi della lotta armata tra italiani.
In questo contesto nasce tra i partiti antifascisti di diverso orientamento culturale (socialista, comunista, cattolico, liberale) il Comitato di Liberazione Nazionale con l'obiettivo di "chiamare gli italiani alla lotta ed alla resistenza per riconquistare all'Italia il posto che le compete nel consesso delle libere nazioni".

Il 25 aprile 1945 giorno in cui i CLNAI proclamano l'insurrezione generale contro i tedeschi nelle città del nord Italia è il punto simbolico culminante di questa lotta di liberazione.

Il 1945 è anno terribile ed insieme grandioso.
1945 anno terribile in cui la consapevolezza della tragedia diviene universale. Il conflitto ha coinvolto 61 nazioni ed ha provocato la morte di circa 55 milioni di persone tra civili e militari.
Bastino il ricordo di Auschwitz per la deportazione e lo sterminio di oltre 6 milioni di ebrei; di Hiroshima e Nagasaki per la potenza distruttiva - autodistruttiva - raggiunta dall'uomo con le bombe atomiche (oltre 200.000 morti nelle sole giornate del 6 e 9 agosto);
1945 anno grandioso perché questa umanità ha deciso, non senza tentennamenti e contraddizioni, di voltare pagina e riaffermare la centralità dell'uomo e con essa i valori della libertà e della democrazia.

I fermenti culturali e le profonde tensioni morali che lì trovarono origine sono ancora punto di riferimento non eguagliato della nostra convivenza pacifica: porteranno in breve come frutto concreto a livello internazionale l'istituzione dell'ONU e a livello nazionale la elaborazione della Carta ostituzionale repubblicana.

Ed è proprio la Carta Costituzionale repubblicana il parto più sofferto ma anche maggiormente apprezzato e condiviso da tutti gli italiani.

Apro una parentesi di un paio di minuti per evidenziare il percorso che questa Amministrazione comunale ha intrapreso quest'anno, mirando al coinvolgimento dell'istituzione scolastica nel valorizzare la Costituzione.

L'Amministrazione nel ricorrere del 60° Anniversario della costituzione dell'Assemblea Costituente (2 giugno 1946 - 2 giugno 2006) ha deciso di sensibilizzare le scolaresche ed i rispettivi insegnanti in un percorso che culminerà nel 2008 quando di celebrerà l'anniversario dell'entrata in vigore della Carta Costituzionale: sentiremo le voci di alcuni Padri Costituenti, visioneremo dei filmati dell'epoca, approfondiremo il significato dei messaggi pronunciati dal mai vecchio e mai obsoleto tessuto normativo oggi vigente ed oggi attualissimo, nonostante alcuni mal riusciti tentativi di modifica.

Voglio per questo qui ringraziare pubblicamente il Dirigente Scolastico e gli Insegnanti che hanno condiviso e sostenuto nei loro programmi questo nostro intendimento.

Un intendimento che vuole essere, vuole rappresentare il nostro più sentito riconoscimento alle profonde intuizioni dei nostri Padri Costituenti.

Un intervento "ad adiurandum" - direbbero i giuristi) in vista anche del referendum, a cui noi tutti saremo chiamati non appena si insedierà il nuovo Governo.

L'esercizio della memoria che stiamo compiendo è dunque importante per contrastare le tentazioni del revisionismo, che minimizzano quanto avvenuto, o peggio ancora dell'oblio.

La memoria è dunque presenza dei fatti, fondata sulla verità delle testimonianze che sola può consentire il corretto giudizio della storia.

Ma il giudizio ancorché necessario non è l'ultima parola.
Oggi come in ogni tempo è necessario stabilire un legame comunicativo tra passato e presente non per violare il principio della storicità degli atti umani che appartengono a quel tempo, a quella società e in definitiva a quegli uomini che li hanno compiuti, ma per capire e comprendere cosa quegli accadimenti ci insegnano oggi e quali stimoli ci offrono per "modificare il presente e suscitare nuovo futuro".

In questa prospettiva, soprattutto a partire dagli avvenimenti di questi ultimi mesi, sorgono spontanee alcune semplici riflessioni.

La guerra, ogni guerra, è da evitare con ogni mezzo perché costituisce sempre la sconfitta dell'uomo. In particolare deve essere rifiutata la dottrina della guerra preventiva per le conseguenze nefaste che comporterebbe se fosse assunta a norma universale. Le contese tra i popoli - purtroppo inevitabili - devono essere sanate ricercando sempre la strada, ancorché lenta e faticosa, del dialogo politico e della diplomazia. Interventi armati di "contenimento", di pressione o di pacificazione possono essere considerati legittimi solo se fondati sul diritto internazionale ed autorizzati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite. Questa legittimazione si rende necessaria per evitare il pericolo che un solo popolo o una ristretta coalizione eserciti la propria volontà di potenza su altre nazioni.

A supporto delle azioni politiche e diplomatiche si rende però necessario intraprendere percorsi di riconciliazione tra i popoli - la memoria infatti non può mai essere disgiunta da tentativi di riconciliazione - che prevedono anche atti simbolici e atti concreti in cui si ripristini e si costruisca una nuova condizione di giustizia che è il presupposto dove la libertà e la democrazia possono crescere.

Giustizia, libertà e democrazia: sono questi i valori che ieri la Resistenza ci ha indicato, sono questi i valori che oggi noi siamo chiamati a custodire e a sviluppare.

Al di là dei toni accesi o addirittura aspri del dibattito politico, giustizia, libertà e democrazia sono il vero criterio di valutazione della legislazione e delle modifiche costituzionali in discussione ed in fase di approvazione nel nostro Parlamento.

Ci si deve cioè chiedere se questi provvedimenti vanno nella direzione della crescita della giustizia sociale, della libertà e della democrazia.

Un fatto è certo: questi 61 anni ci hanno consegnato Istituzioni complessivamente idonee a garantire i valori della Resistenza.

Ad ogni cittadino spetterà nei prossimi mesi discernere, dentro il marasma della comunicazione di massa, e giudicare quanto le disposizioni costituzionali proposte, rispettino il fondamento della nostra convivenza sociale nata dalla lotta di liberazione e dalla Resistenza.

Oggi e sempre accalamiamo: Viva l'Italia libera e democratica, viva il Tricolore, viva la Resistenza.